Blog Happiness

Tanti contenuti e approfondimenti sul mondo della Psicologia semplici da consultare

Adolescenti off limits!!!

L’adolescenza è quella fase del ciclo vitale più incompresa e più difficile da definire anche in termini temporali. Quando avviene l’adolescenza e quando finisce?

E’ una domanda che ha messo in crisi per lungo tempo gli addetti al lavoro, studiosi, ricercatori e psicologi che si occupano da tempo di questo tema. Siamo tutti concordi, nell’affermare che l’adolescenza è uno dei periodi più difficili della vita, sia per gli adolescenti che per i genitori, gli insegnanti e gli educatori.
La spensieratezza, il mondo ovattato rappresentato dall’infanzia resta ormai un lontano ricordo, e troppe incertezze, dubbi e aspettative pesano sull’adolescente perché possa vivere serenamente questo periodo di continua ricerca di sè. Tutto cambia in lui e attorno a lui, il corpo, i legami affettivi, gli interessi intellettuali, senza alcuna certezza sui risultati di questi cambiamenti ( Jeammet P. in “Cento domande sull’adolescenza, Edizioni Pendragon 2007). L’adulto di oggi è spesso confuso di fronte ai figli adolescenti. Li conosce, ma non li conosce. Non sa bene se siano individui grandi o piccoli e, soprattutto come vanno trattati. Chiunque abbia un figlio in età adolescenziale, ai nostri giorni, si prepara a passare un periodo difficile, perché sente di non essere sufficientemente attrezzato e sicuro per affrontare i cambiamenti che il figlio gli impone in una società molto diversa di qualche tempo fa ( A. Mascellani e M. Andolfi in “Storie di adolescenza” 2010).
Ogni generazione si preoccupa dei suoi adolescenti e ha, talvolta, paura di loro o per loro.
Gli adolescenti che fanno paura non sono solamente quelli violenti, che si drogano o che tentano di suicidarsi, ma anche gli artefici e le vittime di nuovi eccessi, di cui forse gli adulti hanno sentito parlare o di cui sospettano l’esistenza, ma di cui solo raramente conoscono la portata. Che cosa si sa dell’influenza delle sette durante l’adolescenza, del gioco del foulard, del fenomeno Jackass, dell’ happy slapping, degli stupri di gruppo, dei rodeo, delle sostanze che si fumano, si bevono o si iniettano, o ancora delle mortificazioni corporali?
Questi comportamenti, che a giusto titolo fanno paura, sono preoccupanti poiché spesso agevolati dalle nuove tecnologie di cui gli adolescenti fanno un grande uso, per l’anonimato che esse offrono e l’impunità che spesso ne deriva, così come per il tempo  libero, di cui gli adolescenti dispongono abbondantemente.
Infatti l’adolescenza è diventata una fase della vita che comincia sempre più presto e che per alcuni si prolunga ben al di là della maturità ufficiale. Questi comportamenti sono facilitati anche da una società che non crede più ai miti e che non accorda più importanza ai riti religiosi o civili che, nel corso dei secoli, hanno marcato il passaggio dall’infanzia all’età adulta e permesso alle nuove generazioni di adolescenti di imparare a superare le loro paure o almeno a controllarle (Pierre G. Coslin in “Adolescenti da brivido. Problemi, devianze e incubi dei giovani d’oggi”, Armando Editore 2012).
Quando parliamo di adolescenti, rischiamo ambiguità e doppi sensi. Si tratta di adolescenti che hanno paura, o di adolescenti che la provocano? Pensiamo che i giovani siano in pericolo o che lo costituiscono? E in tal caso, questo pericolo è per la società o per loro stessi? Il problema è complesso. Tanto più che esiste una prossimità tra i giovani che hanno paura  e quelli che la ispirano.
Questo fenomeno, così tanto discusso negli ultimi Convegni di Studio organizzati dall’Accademia di Psicoterapia familiare con temi come: “Bullismo e violenza virtuale” e  “Bambini e adolescenti ai margini. Dilemmi culturali per le professioni d’aiuto”, possiamo davvero ritenerlo nuovo come i mass media vogliono far passare?
Come afferma Jean Ominus in Encyclopaedia Universalis, l’esuberanza dei giovani non ha mai smesso di turbare la quiete degli adulti. La transizione verso l’età adulta non si svolge mai con dolcezza, ma attualmente sembra più difficile e prolungata nel tempo, anche perché la società odierna, ha abolito completamente tutti quei riti di passaggio che aiutavano gli adolescenti a integrarsi nella società.
Pierre G. Coslin, ricorda inoltre che gli adolescenti che fanno paura sono spesso giovani che hanno paura e che non sanno gestire questa emozione spesso pervasiva. Paradossalmente, molti sono proprio quelli che i genitori hanno voluto proteggere da tutti i pericoli e a cui hanno voluto risparmiare anche crescendoli nel grande conforto del “tutto è permesso”, tutto tranne la paura, la vera paura, quella che ciascuno deve imparare a gestire per crescere davvero.
Inoltre accanto alla sete di conquista dell’adolescente, si oppone la crisi di mezza età dei genitori, che corrisponde generalmente a un ridimensionamento dei loro ideali e delle loro ambizioni, e che il più delle volte oscura l’orizzonte dell’adolescente invece di illuminarlo.
Se è vero, come affermano gli autori in “Storie di adolescenza”, quest’ultimi a parole, si mostrano spesso insofferenti e rabbiosi nei confronti delle loro famiglie, desiderando soltanto di uscire di casa, è altrettanto vero che implicitamente, comunicano esattamente il contrario, ovvero il bisogno disperato di appartenere e di ritrovare uno spazio di confidenza e di rapporto con i propri genitori.
“La crescita della famiglia”, afferma la Scabini (1985), è legata all’effettivo superamento di tali eventi critici, l’attenzione è rivolta all’individuazione dei compiti di sviluppo tipici delle singole fasi e ai problemi messi in moto dalla famiglia nei momenti di transizione, per effettuare un’efficace riorganizzazione”.
I primi momenti, le prime fasi di contatto con i pazienti, sono di estrema delicatezza, perché l’alta tensione per queste famiglie con adolescenti che non solo sono ribelli, ma sono estremamente oppositivi, è così alta, che basta un movimento strano, una postura particolare o una frase, una parola detta fuori posto, che può compromettere le basi per un’alleanza terapeutica.

Dr.ssa Elia Francesca (tratto dalla tesi di Specializzazione)

Comments for this post are closed.